PETER
EISENMAN
Roma 09/04/03 Peter
Eisenman ebbe la fortuna di poter lavorare agli inizi della sua luminosa
carriera ad una serie di progetti di case che potremmo dire sperimentali
per clienti facoltosi ai quali interessava un’abitazione più che
funzionale particolare ed unica.
Questi
progetti nascono sul finire degli anni ’60 in cui c’è un fenomeno
generale di ricerca di sovrapposizione con altre attività più
attinenti al mondo dell’arte e della filosofia. Si teorizza un approccio
tipico del fare architettura degli anni ’70, codificato grazie ai New York
Five, in cui questa diventa come un testo, si parla di “linguaggi”, “ valori”,...,
tutto ciò che all’intorno diviene perciò pre-testo o meglio
pretesto. In questo momento è l’architettura americana a farla da
padrone, ed Eisenman ne è uno dei maggiori esponenti portando all’estremo
questa tendenza con la realizzazione di case invivibili alle quali è
sempre affiancata una teoria giustificatoria, quasi pubblicitario.
Purtroppo,
nonostante i grandi sforzi compiuti, non riesce a far si che il progetto
divenga realtà e a causa di questo e non solo, entra come tutti
gli architetti americani in analisi. In questo periodo il risultato è
un ragionamento su il movimento della trivellazione, dello scavare, di
composizioni in parte emerse ed in parte sommerse. Siamo verso gli inizi
degli anni ’80, nell’83 relizza l’Ultima casa, in cui i suoi progetti non
sono fatti per essere realizzati, ma solo per diventare delle sculture.
Nel
1983 avviene il cambiamento nell’architettura e più in generale
nella società, entra con prepotenza il “contesto”. Nasce il movimento
del post-moderno che rivolge un’attenzione particolare alle maglie, alle
strutture, alle configurazioni già esistenti in cui quindi l’architettura
non vuole più essere costantemente esposta, all’avanguardia. Ci
si muove verso i sistemi tradizionali del fare architettura, spinti da
un forte storicismo, riscoprendo timpani e decorazioni che si allontanano
da temi astratti.
Intorno
alla fine degli anni ’80 Eisenman inizia un periodo di ricerche che si
potrebbe definire delle “associazioni pertinenti o metaforiche” nel quale
nascono delle forme analoghe a quelle delle associazioni bouleane. Per
un Centro di ricerca biologico decide una strutturazione che si rifà
alle regole del DNA; si interessa poi all’in-between , al fare l’architettura
fra le cose, come nelprogetto per un Campus americano in cui decide per
sua scelta di andare a realizzare gli edifici fra quelli esistenti.
Nella progettazione della Scuola di Architettura usa tutte le tecniche, unisce forme curve e forme rettilinee e genera linee e tracce concettuali. Il progetto è tenuto insieme dalla galleria centrale che ha natura piranesiana, ricca di avvenimenti derivati dalle oscillazioni del metodo progettuale.
Dopo tutto ciò c’è l’opera chiave, la Chiesa del 2000 per Roma, un edificio inteso come movimento paesaggistico pensato con la consapevolezza del sistema informatico.
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